Donne migranti hanno diritto all'informazione sulla violenza domestica in emergenza COVID

Donne migranti hanno diritto all'informazione sulla violenza domestica in emergenza COVID

Lanciata
20 aprile 2020
Petizione diretta a
Elena Bonetti (Ministro della Famiglia e delle Pari opportunità)
Firme: 331Prossimo obiettivo: 500
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Perché questa petizione è importante

Lettera aperta alla Ministra per le pari opportunità e la famiglia

Onorevole, Ministra il collettivo di donne afro femministe in-visibili si rivolge a lei, perché è venuta alla nostra conoscenza che il suo dipartimento ha lanciato una campagna social intitolata "libera puoi" che è trasmessa in TV nazionale a sostegno delle donne vittime di violenza durante l'emergenza causata dalla pandemia COVID-19. Come sappiamo, l'obiettivo di questa compagna è di promuovere il numero "1522", attivo h24, e far conoscere l'app 1522 disponibile su iOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio ulteriore di essere ascoltate dai loro aggressori.

Il messaggio è rivolto principalmente al pubblico femminile ed è stato fatto con la possibilità di assistere adeguatamente le donne a sottrarsi alla violenza e di chiedere aiuto rivolgendosi al numero 1522 e ai centri antiviolenza attivi 24 ore su 24 nel territorio italiano. Soprattutto, in queste ore le donne devono sapere che non sono sole, che le istituzioni ci sono a prescindere dalla loro nazionalità e gruppo di appartenenza, che c'è una comunità pronta ad aiutarle e le case rifugio sono aperte per garantire sempre a ciascuna donna, una via d'uscita cioè, si può uscire di casa e la porta per uscire dalla violenza è e rimarrà sempre aperta.

Onorevole Ministra, purtroppo questa iniziativa sembra di non rappresentare tutte le donne costrette in questi giorni di isolamento a rimanere in casa accanto a chi le maltratta e aggredisce. La condivisione e diffusione del video realizzato in questa campagna social è stato fatto soltanto in "lingua italiana" e non in più lingue (inglese, francese, urdu, punjab, spagnolo, araba ecc.). Ciò non promuove la diversità culturale. La barriera linguistica potrebbe essere un ostacolo per le donne migranti nel comprendere il messaggio della campagna e sottrarsi alla violenza domestica. Proprio quel messaggio, che il suo dipartimento sta cercando faticosamente di diffondere, potrebbe essere reso inefficace.
Il 29 marzo il nostro collettivo ha realizzato un breve video in lingua inglese e francese in diretta facebook per informare le donne africane dell'esistenza della rete antiviolenza e ha invitato a contattare il 1522, in caso di violenza domestica, in questo periodo di emergenza. Non abbiamo tutti gli strumenti a livello nazionale per fare arrivare a tutte le donne migranti questo messaggio in diverse lingue, ma il suo ufficio può farlo, così nessuna donna si sentirà sola.
Molte volte, quando si parla della donna immigrata la sua rappresentazione mediatica e/o istituzionale viene limitata al traffico di persone, alla prostituzione, al matrimonio forzato e alla mutilazione genitale femminile. Sembrerebbe che noi fossimo soltanto vittime di queste situazioni e non di altre. Questa rappresentazione fuorviante ha solo creato una categorizzazione e uno stereotipo sulle nostre situazioni, mentre noi vorremmo contrastarli e creare un immagine giusta.
Onorevole, siamo consapevoli del buon lavoro che lei sta facendo in questo periodo di emergenza Covid-19 per lottare contro la violenza di genere nel nostro paese e per questo, vorremmo chiederle un' iniziativa più inclusiva.

Per concludere, la violenza è culturale e occorre combatterla partendo da un sistema interculturale che aiuti a sviluppare la solidarietà tra tutte le donne a prescindere dalla propria provenienza, partendo dalla campagna "libera puoi" promossa dal Suo dipartimento. La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato e saremo a sua disposizione per ulteriori informazioni o chiarimenti.

Link della campagna social "libera puoi"

http://www.governo.it/it/media/campagna-di-comunicazione-libera-puoi/14459

Coordinatrice

Bridget Ohabuche

email:collettivoafrofemministeinvisi@gmail.com 

co-firmatari

Lukusa Thsiele dell'Associazione Sans Frontiere Onlus

Suad Omar dell'Associazione Donne Sub-sahariane e II Generazione, Onlus

Paola Berbeglia dell' Associazione CReA Onlus

Rahel Sereke dell'Associazione Cambio Passo, Onlus

Delisia Essono del Blackalicious Afrofood

Madjiguene Sarr

Isata Sall

Yvette Samnick 

Sandrine Tamgoua

Soalandy Barbier

 

 

 

 

 

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Decisori

  • Elena BonettiMinistro della Famiglia e delle Pari opportunità