No al decreto che limita il diritto allo studio

No al decreto che limita il diritto allo studio

Lanciata
14 gennaio 2020
Petizione diretta a
Patrizio Bianchi (Ministro dell'Istruzione) e
Firme: 19.433Prossimo obiettivo: 25.000
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Perché questa petizione è importante

Lanciata da Marco Palma

Il 23 dicembre 2019 - probabilmente il giorno stesso in cui comunicava al Presidente del Consiglio la sua volontà di dimettersi - l'ex Ministro On. Lorenzo Fioramonti (M5S), con un vero e proprio colpo di coda ha firmato un Decreto con il quale, travisando il contenuto di un Ordine del giorno presentato alla Camera dei deputati il 2 dicembre dall’On. Patrizia Prestipino del PD e non votato dall’Assemblea perché “accolto” dal rappresentate del Governo On. Lucia Azzolina (M5S), ha disposto che i corsi di studio nelle classi di laurea relative, fra l’altro, a psicologia e scienza della formazione possono essere erogate solo in presenza, e dunque non più in via telematica, a decorrere dall’anno accademico 2020/2021.

L’Ordine del giorno presentato alla Camera, invero, prevedeva soltanto che il Governo valutasse l’opportunità di avviare un monitoraggio e predisponesse le condizioni affinché la formazione universitaria dell’educazione di servizi per l’infanzia e dello psicologo, in quanto figure professionali di rilevante delicatezza e importanza sociale, fosse consentita alle medesime condizioni previste per le università in presenza. Non certo che si decretasse d’emblée la “chiusura” dei corsi di laurea in psicologia e scienze della formazione delle università telematiche!

La chiusura di questi corsi rappresenta una grave ed evidente violazione delle norme, anche costituzionali e sovranazionali, che regolano l’istruzione di livello universitario. Violazione che è certamente sfuggita a chi ha frettolosamente “gioito” per la decisione presa dal Ministro Fioramonti, com’è accaduto nella nota del Prof. Giardina del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (CNOP) del 10 gennaio.

Da studenti formati dalla nostra università telematica, ci siamo interessati di approfondire gli aspetti di legittimità di queste decisioni ed è bastato semplicemente “sfogliare Wikipedia” per apprendere che la disciplina normativa delle università telematiche, infatti, è contenuta in fonti statali di rango primario e regolamentare, in coerenza con quanto previsto dalla risoluzione sull'e-learning del Consiglio dei ministri dell'istruzione dell'Unione europea del 13 luglio 2001, con cui gli Stati membri sono stati incoraggiati a esprimere nuovi metodi e approcci di apprendimento, e dalla decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 dicembre 2003, recante l’Adozione di un programma pluriennale (2004-2006) per l'effettiva integrazione delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC) nei sistemi di istruzione e formazione in Europa (c.d. “programma e-learning”), con cui si sono supportate con specifiche risorse le iniziative degli Stati membri dell'Unione europea nel settore della formazione a distanza, privilegiando quale settore prioritario d’intervento quello universitario. Il tutto nell'ottica più ampia del lifelong learning (LLL).

In questi ultimi mesi, ci sono stati molti richiami alla necessità che ci fosse una conoscenza sugli aspetti dell’educazione civica e soprattutto sui principi costituzionali, da parte degli studenti della scuola secondaria superiore.
Dalla lettura della Costituzione italiana, infatti, si rileva il diritto all’istruzione e, soprattutto, l’obbligo di rendere effettivo l’esercizio di tale diritto, rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Effettività che è appunto garantita dalla fruibilità di corsi di livello universitario a distanza e da remoto per tutti coloro i quali non hanno la possibilità di frequentare quotidianamente aule universitarie, anche a notevole distanza dal luogo di residenza, come accade per alcune categorie non avvantaggiate quali studenti-lavoratori, studenti con disabilità, adulti, ecc. (sottolineatura, quest’ultima, formalizzata nelle “Strategie per l’apprendimento permanente” in Italia, comunicate alla Commissione europea, da ultimo, il 20 dicembre 2018).
Oltre a ciò, la decisione presa dal Ministro Fioramonti appare ancor più ingiustificata e iniqua considerando che è stato proprio il Legislatore a eliminare qualche anno fa, in particolare, l’obbligo di tirocinio alla triennale di psicologia, per cui le università convenzionali non prevedono alcun obbligo di frequenza, se non il tirocinio alla magistrale, ampiamente contemplato come obbligatorio anche nelle telematiche. Inoltre, sempre per psicologia la preparazione per l’esercizio della professione è verificata per tutti, con le stesse modalità, con l’esame di abilitazione nazionale, in cui non ha alcun rilievo l’università in cui si è studiato e ci si è formati. Se si è preparati e competenti si supera l’esame di Stato; se non si è preparati e competenti si viene bocciati, indipendentemente dalla frequenza di un corso a distanza o in presenza, sulla base di ciò che si sa e si sa fare!
Per quanto attiene ai corsi di Scienze dell’educazione e della formazione, nella laurea triennale, è stato inserito un indirizzo specifico di educatori dei” servizi educativi dell’infanzia 0-3 anni”, per il quale sono stati stabiliti 55 crediti, di cui 5 per i laboratori e 10 per i tirocini formativi universitari, i requisiti minimi di qualificazione, mantenendo tutto il resto immutato. In particolare, per i laboratori, non precisati come ad “alta specializzazione”, si richiede unicamente lo sviluppo di contenuti per l’infanzia 0-3 anni, mentre per il tirocinio “diretto” si richiede lo svolgimento “presso servizi educativi per l’infanzia”, ovvero fuori dall’università. Indipendentemente dal tipo di università. Per la laurea magistrale, invece, c’è stato solo il riconoscimento del ruolo del “pedagogista”, tutto il resto è immodificato.
In ragione di tutto ciò CHIEDIAMO l’intervento del Presidente della Repubblica, dei Presidenti di Camera e Senato e del Presidente del Consiglio dei Ministri a tutela dei diritti di noi studenti iscritti nelle università telematiche!

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