CORONAVIRUS: REDDITO DI EMERGENZA PER I PROFESSIONISTI

CORONAVIRUS: REDDITO DI EMERGENZA PER I PROFESSIONISTI

Lanciata
17 marzo 2020
Petizione diretta a
Mario Draghi (Presidente del Consiglio dei Ministri) e 1 altro/altra
Firme: 2.187Prossimo obiettivo: 2.500
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Perché questa petizione è importante

Lanciata da Federazione Nazionale Architetti ed Ingegneri Liberi Professionisti

Al Presidente del Consiglio

Al Ministro della Giustizia

Emergenza coronavirus: “Decreto cura Italia” non ”cura” i veri liberi professionisti che restano esclusi da ogni beneficio. Questo è inaccettabile”.

Il presidente di FNAILP lancia l’allarme: "nei social monta una rabbia da far paura: nei prossimi giorni gruppi spontanei di professionisti potrebbero scendere nelle piazze".

FNAILP chiede con urgenza il reddito di emergenza per tutto l’anno 2020 nonché una riforma che renda serio e dignitoso il lavoro intellettuale autonomo.

5 misure fondamentali:

1)600€/mese quale reddito di emergenza;

2)tariffe minime vincolanti e approvazioni tacite di tutte le pratiche edilizie;

3)abrogazione obbligo di formazione a punti;

4)no tax area fino a 30.000 €;

5)bollette ridotte per i professionisti rientranti nel regime forfettario.

Si rivolge al governo:

Più del virus ci fa paura la vostra indifferenza!

Il Governo ha pensato a chi ha altri redditi oltre a quello da lavoratore autonomo e NON a chi ha solo il reddito da libero professionista, NON A CHI AVEVA MAGGIORI NECESSITA’.

La situazione in cui versano i veri liberi professionisti iscritti alle casse private è drammatica e il coronavirus ha avuto effetti devastanti sulle loro economie e sulle loro famiglie.

I liberi professionisti sono vessati, tassati e soggetti da troppi anni alla deregolamentazione del liberismo più feroce, che non consente loro neppure il diritto costituzionale ad ottenere una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, come previsto dal’art.36 della costituzione e con l’aggravante comica di essere percepiti, dalla parte della popolazione meno incline all’approfondimento, come evasori e come una lobby di privilegiati.

Oggi agli irrisolti ed ormai annosi problemi, si aggiunge anche quello generato dalla pandemia e dalla conseguente assenza di incarichi,

nonché dalla NORMA COERCITIVA ed incostituzionale che impone loro l’obbligo di dover accumulare punti formazione, in spregio dell'articolo 33 della Costituzione che stabilisce l'esame di stato come unica condizione per essere ammessi a svolgere una professione ("È prescritto un esame di Stato ... per l'abilitazione all'esercizio professionale").

Tutto ciò comporta oltre alla perdita di tempo, di energie, di risorse e di soldi, l’aggregazione di una pluralità di individui in luoghi chiusi e quindi la possibilità di contrarre e/o diffondere il contagio; si tratta di un rischio enorme ingiustificato poiché necessario al solo, assurdo scopo, di restare formalmente idonei a poter lavorare.

Era davvero necessario imporre una coercizione così assurda ad una categoria di lavoratori già piegata e messa in ginocchio da pregressi provvedimenti sbagliati?

Con l’emergenza coronavirus, la stragrande maggioranza dei professionisti è costretta a restare a casa, d’altra parte la possibile clientela è costretta ugualmente a non muoversi dal proprio domicilio, e come è noto gli incarichi derivano da approcci sociali e da scambi di informazioni che avvengono in conseguenza agli incontri.

Oggi quegli incontri sono vietati, e/o caldamente scoraggiati, pertanto i professionisti restano privi di reddito da lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale.

Anche la chiusura delle scuole non aiuta, poiché nella eventualità di sparuti e mal pagati incarichi, i professionisti sono costretti a dare la priorità ai figli e a rifiutare.

E’ ormai acclarato che, dopo l’eliminazione delle tariffe, il poco lavoro è svolto a prezzi drammaticamente bassi, non sufficienti a giustificare nemmeno la tenuta di una P.VA , ciò deriva dal fatto che il contesto italiano è caratterizzato  dalla  presenza  di  un  numero  estremamente  elevato  di taluni professionisti; le sia d’esempio che 1/3 degli architetti di tutta Europa risiede in Italia, mentre gli ingegneri sono persino più numerosi, e ad essi si affiancano anche i geometri, i periti e poi gli iunior; pertanto in mancanza di tariffe, una simile moltitudine di professionisti viene costretta, dalle leggi di mercato, a generare un’offerta di prestazioni a forte ribasso, con il  conseguente rischio  di  un drastico peggioramento della qualità dei servizi forniti e con la certezza di realizzare un danno sociale ai cittadini che si servono delle loro attività.

Le ricordiamo Presidente che i liberi professionisti iscritti alle casse private non svolgono lavoro da dipendente, NON HANNO UN ALTRO LAVORO con cui sopperire o mediare alla mancanza di reddito da lavoro autonomo, non godono di ferie retribuite e neppure di malattie pagate, non di giorno libero, non esiste per loro l’istituto della cassa integrazione, non godono di uno stipendio certo, e neppure di tredicesima e quattordicesima, non avranno un TFR, non godono delle attrezzature d’ufficio e dei relativi canoni pagati dallo Stato o dal datore di lavoro, non godono di concedi parentali, e non godono della certezza di incassare i dovuti pagamenti, mente contribuiscono a generare circa il 12,2 % del PIL nazionale senza avere NULLA IN CAMBIO.

In questo panorama desolante e doloroso, il presidente nazionale della Federazione Nazionale Architetti ed Ingegneri Liberi Professionisti, Pasquale Giugliano chiede, per i soli liberi professionisti, l’attuazione urgente di 5 punti:

Le proposte indirizzate al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e sono:

 

1)  Che venga introdotto, per i liberi professionisti iscritti alle casse private, un reddito di emergenza individuato in €600/mese che prosegua per tutto il 2020 ed indipendente dall’isee poiché gli effetti del coronavirus avranno ripercussioni a lunga durata e che tale reddito sia replicabile a tempo indeterminato ove i professionisti abbiano utili al di sotto dei 15.000 euro;

2)  che vengano reintrodotte le tariffe minime vincolanti, a garanzia di pagamenti dignitosi e proporzionali al lavoro, e che i professionisti, unitamente ai clienti, abbiano l’obbligo di produrre autocertificazione di avvenuto pagamento mediate importo congruo con la tariffa minima, in mancanza, qualunque prestazione debba considerarsi illegale e rigettata dagli Enti deputati al deposito, approvazione, etc.; alla misura va affiancato lo STOP alle AUTORIZZAZIONI EDILIZIE: APPROVAZIONI TACITE per tutte le pratiche edilizie.

3)che per le professioni tecniche venga abolito l’obbligo di formazione obbligatoria di cui all’art 7 D.P.R. 137/2012 n. 137, restando la formazione una scelta facoltativa;

4)  Che sia garantita per i professionisti una no tax area fino a 30.000 euro di utili: no iva, etc. ;

5)  Chiedono infine, per i professionisti aderenti al regime forfettario che svolgano la propria attività professionale presso il proprio domicilio, Bollette per le utenze in misura ridotta e sospese per 6 mesi nonché per tutti gli aderenti al forfettario la soppressione della prossima rata inarcassa senza che ciò produca effetti sul montante contributivo

       FNAILP avverte : sono anni che chiediamo almeno la reintroduzione delle tariffe minime per i lavori privati, e sono anni che otteniamo risposte ondivaghe, dilatorie ed insufficienti.

       Se almeno i professionisti avessero potuto contare su di uno strumento costituzionale e morale tale da consentirgli di percepire redditi dignitosi, adesso non si troverebbero nella condizione di avere più paura per il futuro delle loro famiglie piuttosto che del virus.

       Il presidente appare particolarmente preoccupato:

       “Nei gruppi social della Federazione e in altri dedicati ai professionisti, sta montando un livello di indignazione e rabbia ormai ingestibili; raggruppamenti spontanei di migliaia di professionisti potrebbero decidere di sfidare il virus, e scendere nelle piazze per protestare; d’altronde non può esserci alcun virus che potrà mai contagiare e sopprimere la voglia irrefrenabile di giustizia e il desiderio di dignità”.

       Lo Stato non può DIMENTICARSI E ABBANDONARE ANCORA UNA VOLTA, I VERI PROFESSIONISTI AUTONOMI:

chi ha perso l’unico lavoro, l’unica fonte di reddito e frutto di anni di studio e grandi sacrifici, ha perso tutto e chi non ha più nulla da perdere, non ha più nulla di cui temere, nemmeno del virus.

       La tensione è altissima: STAVOLTA IL RISCHIO DELLA MANCATA SENSIBILITÀ’ nei confronti di una CATEGORIA così umiliata, DIVENTA UN RISCHIO GLOBALE.

 

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