LE OSSA DI DANTE NON SI MUOVANO DA RAVENNA, DOVE FIORENZA L’HA GITTATO

LE OSSA DI DANTE NON SI MUOVANO DA RAVENNA, DOVE FIORENZA L’HA GITTATO

Lanciata
2 agosto 2019
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sindaco@comune.ra.it
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Lanciata da stefano donati

Questo 30 luglio, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo intitolato: “Dante, l’ esilio sta per finire. ‘Lo riporteremo a Firenze’. Trattative in corso per spostare i resti del sommo poeta da Ravenna”. Comincia così: “È un desiderio antico, che Firenze insegue da secoli: riportare i resti di Dante nella sua città, quella stessa che in vita lo aveva cacciato e condannato all’esilio. Pare che adesso ci stia riprovando. Sottotraccia, muovendo le ‘diplomazie’ in vista del 2021... La notizia filtra da Palazzo Vecchio”.

Noi chiediamo al sindaco di Ravenna di chiudere subito negativamente questa trattativa.

Condividiamo infatti l’ articolo del giornalista ravennate Tommaso Montanari: “Sulla pelle di Dante, troppi sciacalli”, pubblicato il 1° agosto sul Foglio Quotidiano, in cui si legge tra l’altro questo:

“Quello ingrato popolo maligno/ che discese di Fiesole ab antico,/ e tiene ancor del monte e del macigno,/ti si farà, per tuo ben far, nemico”: la profezia dell’ esilio che l’ombra di Brunetto Latini fa calare su Dante nel XV canto dell' Inferno torna oggi vera, parola per parola. L’ idea di riportare a Firenze, per un “evento” del 2021 (settecentesimo anniversario della morte del massimo poeta italiano), le spoglie dantesche che riposano a Ravenna qualifica i fiorentini di oggi per quello che sono: duri di cuore e di comprendonio come i sassi fiesolani da cui scesero a valle i nostri padri etruschi…

L' esilio fu per il poeta l' esperienza centrale della vita: un’ esperienza durissima e terribile, sul piano morale e su quello materiale. Nel Convivio piange se stesso per aver dovuto soffrire “pena ingiustamente: pena, dico, d’ esilio e di povertate. Poi che fu piacere delli cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gittarmi fuori dal suo dolce seno (), per le parti quasi tutte alle quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato”. Riscrivere in farsa da telenovela il finale di quella vicenda, riaccogliendo in seno alla Firenze di oggi un Dante incapace di difendersi, sarebbe un atto di arbitrio e violenza morali insopportabili…Una classe dirigente incolta e sciacalla, che non capisce che l' unico modo per onorare davvero il Poeta è leggerlo e studiarlo....

 

Primo firmatario: Nicola Grandi, segretario di Lista per Ravenna

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