Invece di abbattere milioni di animali, mettiamo fine all'allevamento intensivo
Il nostro rapporto con gli animali si basa fondamentalmente sul dominio. "Le esigenze di base degli animali devono sempre essere subordinate ai desideri umani più banali".
Al di là di questa regola di base, non esiste coerenza nel quadro morale con cui consideriamo e trattiamo gli animali. Le nostre percezioni sono circostanziali, invocano la giustizia in alcuni casi ma la ignorano in altri. Le differenze sono frivole e arbitrarie: la sofferenza di un pangolino in un wet market cinese è abominevole, ma quella di un maiale americano è insignificante. L'abbattimento di due milioni di polli è sconvolgente in circostanze pandemiche; normalmente, la loro scomparsa non è eccezionale.
Se gli animali americani potessero arrivare sul mercato, la loro sofferenza sarebbe quindi difendibile? Abbiamo sviluppato un quadro giustificativo che dice sì: i benefici umani legittimano la cancellazione e la sovversione dello stato intrinseco degli animali come esseri viventi. Ma questo ragionamento contorto è malleabile e possiamo ancora scegliere la compassione piuttosto che il dominio.
Nel mezzo di questa pandemia, dobbiamo fare tutto il possibile per risparmiare milioni di animali dalla sofferenza e da morti inutili.
A lungo termine, non dobbiamo sprecare questa opportunità per iniziare a riparare il nostro rapporto incrinato con gli animali. Questo inizia con la fine dell'allevamento intensivo e il reindirizzamento di tutti gli aiuti del governo e futuri sussidi all'agricoltura e alla trasformazione di prodotti agricoli in alimenti.
Questo tipo di soluzioni sistemiche è l'unico modo per mostrare veramente compassione per gli animali. Il virus ci ha dato l'opportunità di guardare, per un momento, direttamente negli occhi dei nostri simili. Sarà un fallimento se, quando le restrizioni dovessero attenuarsi, distoglieremo lo sguardo dalla loro sofferenza.
Riferimenti
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