Studenti in presenza

Studenti in presenza

Lanciata
28 novembre 2020
Firme: 154Prossimo obiettivo: 200
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Lanciata da PAOLO MOCCHI

TUTTI A SCUOLA IN PRESENZA CON LE “RESS”

La pandemia del COVID-19 ha generato e sta tuttora provocando gravi problematicità sia di tipo sociale che economico a tutti i privati cittadini e a numerosissime attività commerciali, industriali e di servizi nei settori più svariati oltre al dato terribile riferibile alla morte di decine di migliaia persone. Il Governo sta cercando di mantenere un costante equilibrio tra la tutela della salute, quale fondamentale diritto dell’individuo e inalienabile interesse della collettività da un lato (art. 32 della Costituzione), e la salvaguardia della produzione economica dall’altro (art. 41). Tuttavia, prima di ogni altra cosa, riteniamo che vada rispettato l’art. 3 della Costituzione italiana, tra i più fondanti e significativi, che prevede la pari dignità sociale di tutti i cittadini e l’intervento dello Stato per rimuovere gli ostacoli sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Ne deriva con ogni evidenza che tutti, siano essi bambini, adolescenti o giovani devono essere messi nella condizione di frequentare la scuola in presenza, non solo perché è un loro diritto (art. 34), ma perché, così facendo, hanno la possibilità di sviluppare e formare pienamente la loro personalità di individui e di cittadini (art. 3) nel corso di anni irripetibili, per loro insostituibili, che resteranno indelebili nella loro memoria per tutta la vita.  Si tratta di permettere loro di diventare persone adulte, che saranno plasmate per sempre, in un modo o in un altro, grazie alle Relazioni che potranno intrecciare, alle Esperienze che vivranno, ai Sentimenti che coltiveranno, agli Studi che faranno, in altre parole, grazie alla qualità della relazione pedagogica che si trovano a vivere a scuola. Con la didattica a distanza queste RESS sono fortemente limitate quando non addirittura completamente cancellate. Come già emerge da diversi studi, la didattica a distanza creerà, in particolare in alcune regioni più svantaggiate di altre, un gravissimo problema di abbandono scolastico, limiterà la formazione degli studenti e conseguentemente, nel futuro, l’effettiva capacità di partecipazione democratica dei cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art.3). La nostra migliore gioventù subirà un “vulnus” di esperienza formativa assai profondo, difficilmente recuperabile nel tempo. Dobbiamo fare in modo che queste crepe non diventino voragini, baratri relazionali ed emotivi, formativi e culturali. Tale dolorosa situazione si sta protraendo, quasi ininterrottamente, dallo scorso mese di febbraio. Un tempo lunghissimo in età evolutiva, che, se dovesse continuare, potrebbe pregiudicare senza appello il profilo della società di domani, economicamente poverissima perché culturalmente debolissima, una comunità di persone priva di strumenti critici e culturali, dunque politicamente debole e facilmente influenzabile. Soltanto le esperienze in una scuola in presenza permettono il pieno sviluppo delle RESS e quindi della persona umana intesa nella sua più ampia e complessa accezione di individuo e di cittadino. Nei più avanzati paesi europei, anche quelli in “lockdown”, le scuole vengono tenute aperte perché si pensa al futuro delle nuove generazioni e quindi del Paese stesso. Da noi sono state le prime ad essere chiuse. La scuola in questi decenni non è mai stata veramente al centro del dibattito politico, poiché molti giovani sono troppo giovani e non votano. E altri sono evidentemente gli interessi da tutelare. Queste miopi politiche sono acclarate dalle statistiche internazionali che relegano l’Italia in coda ai Paesi europei per le spese inerenti l’istruzione  e la ricerca in rapporto al PIL. E una società senza istruzione-formazione è inevitabilmente destinata al declino. L’attuale classe politica può ancora decidere se pensare alle prossime generazioni o solo alle prossime elezioni, per questo auspichiamo di essere ascoltati certi di rappresentare il pensiero di molti insegnanti. Chiediamo pertanto al Governo il rapidissimo rientro a scuola di tutti gli studenti, con particolare attenzione a quelli delle superiori, risolvendo il problema dei trasporti. E’ questo infatti il problema da sempre conosciuto che, per mancanza di controllo del distanziamento sui mezzi correlato alla limitata cubatura d’aria che non si rinnova adeguatamente, determina la diffusione del virus.  Le scuole non sono il problema ma parte della soluzione trattandosi di presidi di controllo e prevenzione del contagio, che possono svolgere un importante ruolo di responsabilizzazione individuale e collettiva.  Chiediamo altresì di garantire la frequenza in presenza a scuola degli studenti fino al termine delle lezioni anche nel caso di regioni dichiarate “zone rosse” e la garanzia che le scuole abbiano tutti gli strumenti disposizione per assicurare a chi è costretto a casa il diritto all’istruzione.

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