La Reg Lazio ritiri la Dgr 979/2020

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Lanciata
28 gennaio 2022
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A ROMA CI STANNO GIÀ DIMETTENDO I FIGLI DAI CENTRI DIURNI SEMIRESIDENZIALI PERCHÉ SUPERANO LE ASSENZE PREVISTE DALLA DELIBERA. OGGI È STATA DIMESSA UNA RAGAZZA MALATA ONCOLOGICA PERCHÉ PER CURARSI HA DOVUTO ASSENTARSI DAL CENTRO DIURNO PIÙ DI 20 GIORNI  !!!!! 

In nessun modo può' essere tollerata dagli utenti dei Centri semiresidenziali e dalle loro famiglie tale misura altamente lesiva della libertà personale degli assistiti volta essenzialmente ed esclusivamente a un principio meramente economico/contabile, che non contempla in alcun modo gli aspetti sociosanitari e le particolari e peculiari esigenze di attenzione e flessibilità, che i soggetti destinatari e le loro famiglie, in ragione della loro posizione di fragilità necessitano.
La delibera in questione revisiona le modalità di accreditamento delle strutture private che forniscono per conto della Regione Lazio i Servizi di riabilitazione per disabili.
Essa, è stata elaborata e condivisa con alcune sigle di Associazioni di Categoria rappresentanti le Aziende erogatrici dei Servizi. Quindi considerando esigenze prettamente economiche e contemplando e assolvendo con la stessa, interessi economici esclusivamente di parte riguardanti soggetti privati rappresentati in sede concertativa dalle proprie associazioni di categoria.
Tuttavia, essa comprende disposizioni riguardo alla tolleranza delle assenze, altamente impattanti sulla sfera dei diritti dei destinatari delle misure introdotte . Misure che non tengono in alcun conto delle esigenze di tutela specifica di cui, ogni singolo utente, in virtù della sua individuale e particolare condizione di fragilità abbisogna
Il provvedimento in questione, prevede una tolleranza delle assenze degli utenti dei centri riabilitativi semiresidenziali pari a massimo 20 giorni annuali comprensivi delle assenze per malattia, delle assenze per esigenze personali e famigliari, nonché dei periodi di vacanza pure necessari a garantire agli stessi e alle loro famiglie, momenti di ristoro e di svago volti a rinsaldare e consolidare i legami famigliari che non possono in alcun modo ritenersi e/o essere esclusi dall'ottica riabilitativa dei progetti individuali stilati. In virtù anche del fatto che le famiglie, per loro fortuna , SONO PRESENTI , attive, pienamente ed emotivamente coinvolte nel percorso riabilitativo dei loro figli e/o congiunti.
Si sostiene inoltre, a sostegno della misura restrittiva , che un periodo di assenza superiore a 20 giorni, comprometterebbe il percorso riabilitativo. Viene da chiedersi in quale modo le dimissioni del disabile, che viene abbandonato in seno alla famiglia e privato di ogni forma di assistenza, possano intervenire positivamente sull’aspetto riabilitativo.
Gli utenti dei centri, nella grande maggioranza, proprio per le loro problematiche fisiche e soprattutto psichiche, abbisognano certamente di una tolleranza di assenze che supera di molto quelle che oggi si vuole introdurre con la Delibera. Dovremmo quindi aspettarci, con dimissioni continue di chiunque superi il limite, il “caos riabilitativo “, non certamente un miglioramento qualitativo complessivo del servizio reso. E questo, va contro ogni principio di efficienza ed efficacia della PA.
Altra considerazione. Il disabile abile al lavoro ha diritto a 3 giorni al mese di permessi 104 o addirittura di un congedo straordinario di due anni. Permessi retribuiti dal datore di lavoro e rimborsati dall’INPS, quindi dallo Stato. Tali permessi consentono ai beneficiari di poter conciliare il lavoro con i propri bisogni di cura e di ristoro. Sono complessivamente 36 giorni all’anno, oltre a due anni, in caso di congedo straordinario, pagati dallo Stato. Ci si chiede allora perché in caso di disabili gravissimi, e parlando di percorsi riabilitativi, non si riservì, da parte della Regione Lazio, lo stesso riguardo riservato a un soggetto seppur ugualmente fragile, ma non gravissimo in quanto abile al lavoro, a un soggetto gravissimo e per questo bisognoso semmai di maggiore tutela.
Trattasi a questo punto, per come si prefigura nella nuova regolazione, non di un percorso di riabilitazione ma di uno stato, di fatto, detentivo a tutti gli effetti, comminato a seguito di imposizione senza contraddittorio da una Pa, con effetti collaterali peraltro limitatori, non solo della libertà del disabile, ma dell’intera sua famiglia che si vede interamente privata della libertà di programmare e godere di periodi di ferie, al fine di adempiere all’imposizione di frequenza obbligatoria del centro riabilitativo dei propri congiunti che, ricordiamolo, risiedono in famiglia. Disattendere a questa imposizione, comporterebbe le dimissioni dal Centro di riabilitazione. Il pesante ricatto, gravante sull’intera famiglia e in particolare sul soggetto fragile che si troverebbe improvvisamente senza alcuna assistenza, è palese.
E questo, oggi sta succedendo anche in caso di malattia , si tratta di malattia, evenienza certamente ancora più grave!!! QUESTO PERCHÉ NON SI SOSTIENE IL COSTO DEL CENTRO IN CASO DI ASSENZA DELL’UTENTE!!!  SIAMO DISPERATI!!!!!!
Soprattutto in un momento in cui tutta la legislazione vigente, volge alla piena tutela della disabilità, dei caregiver, e del diritto alla piena vita indipendente.
Tale provvedimento si pone quindi in contrasto, oltre che alle norme Costituzionali relative alla limitazioni delle libertà personali -- anche agli orientamenti comunitari che nella normativa di riferimento richiamano ripetutamente e decisamente al diritto alla vita piena e indipendente della persona diversamente abile, favorita da progetti riabilitativi assolutamente concordati e condivisi con il disabile e la propria famiglia, che tengano conto delle specificità e delle condizioni individuali e di contesto affettivo che lo riguardano.
La delibera della giunta della Regione Lazio, rileva allora, per le ragioni sopra esposte, come altamente discriminatoria per gli utenti dei centri di riabilitazione e delle loro famiglie in quanto comprime il diritto ad essere curati in concomitanza della conservazione delle libertà personali fondamentali di cui godono tutti gli altri Cittadini italiani non in condizione di fragilità. Discriminatoria altresì, nel trattamento riservato a disabili abili al lavoro che mantengono una tutela rispetto alle assenze sul lavoro negata ai disabili gravissimi inseriti nei centri di riabilitazione.

CHIEDIAMO A TUTTI SOLIDARIETÀ E SOSTEGNO E ALLA REGIONE LAZIO CHE RISPARMI ALLE FAMIGLIE DEI DISABILI DEL LAZIO L’ENNESIMA UMILIAZIONE DI DOVER SPENDERE LE LORO ENERGIE ANZICHÉ PER I PROPRI CARI COME DOVREBBERO, PER LOTTARE ANCORA CONTRO UN SOPRUSO CHE NECESSARIAMENTE DOVRÀ ESSERE RIMOSSO PERCHE’ DISCRIMINATORIO E PERCIÒ CONTRARIO A TUTTI I PRINCIPI DI LEGGE

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