Liberate Khaled Al Qaisi, liberate il diritto di parola.

Liberate Khaled Al Qaisi, liberate il diritto di parola.

Lanciata
7 settembre 2023
Vittoria
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Perché questa petizione è importante

Lanciata da zaher darwish

Palermo; lì 7 settembre ’23

Alla C.a. attenzione di:

Onorevole Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri
Onorevole Tajani Antonio, Ministro degli affari esteri 
Onorevoli Parlamentari
Sindacati Confederali
Associazioni e Movimenti

A nome dell’associazione “Voci nel silenzio”, in rappresentanza della comunità palestinese di Palermo, e delle sigle che congiuntamente sottoscrivono, esprimiamo con forza la nostra più profonda preoccupazione per quanto accaduto nei giorni appena trascorsi al giovane cittadino italo-palestinese Khaled El Qaisi, che attualmente è prigioniero delle autorità israeliane, senza la formulazione di nessuna accusa ed in assenza delle più elementari regole di diritto civile e di giustizia.

Senza retorica non nascondiamo che temiamo per la sua incolumità e per le sue condizioni di salute. Per questo chiediamo l’immediata liberazione del connazionale in osservanza rigorosa del diritto internazionale. Khaled è un traduttore e studente di “Lingue e Civiltà Orientali” all'Università “La Sapienza” di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, ed è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia.

Segue la lettera dei familiari Francesca Antinucci e Lucia Marchetti (rispettivamente moglie e madre di Khaled) e chiediamo la massima diffusione da parte degli organi di stampa e delle più alte cariche istituzionali del Paese.

Zaher Darwish, Presidente di “Voci nel Silenzio”
UDAP Unione Democratica Arabo Palestinese
Freedom Flotilla Italia
Our Voice

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Lettera aperta per l'immediata liberazione del cittadino italo-palestinese Khaled El Qaisi, prigioniero delle autorità israeliane

Il 31 agosto Khaled El Qaisi, rispettivamente marito e figlio delle scriventi, è stato trattenuto dalle autorità israeliane ed è tuttora prigioniero in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un'accusa.

Lo scorso giovedì Khaled, che ha doppia cittadinanza, italiana e palestinese, attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di “Allenby” dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme, in Palestina.

Al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo sguardo incredulo del figlio di 4 anni, della moglie nonché di tutti i presenti che erano in attesa di poter riprendere il proprio percorso.

Alle richieste di delucidazioni della moglie non è seguita risposta alcuna, piuttosto le sono state sottoposte domande per poi essere allontanata col proprio figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero.

Nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l'Ambasciata Italiana solo grazie alla umana generosità di alcune signore palestinesi.

Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all'Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia.

La famiglia, gli amici ma anche chi ha semplicemente avuto occasione di conoscerlo, sono in fremente attesa di avere aggiornamenti.

Al momento ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato e sono ancora poche le notizie che si hanno riguardo alla sua incolumità.

Dal consolato e dal legale abbiamo saputo solo che affronterà un'udienza giovedì 7 settembre.

Immaginiamo intanto Khaled in completo isolamento, senza contatti col mondo esterno, senza percezione reale dello scorrere del tempo, sotto la pressione di continui interrogatori, in pensiero angosciato per la sorte del proprio figlio e di sua moglie lasciati allo sbaraglio con l'unica immagine negli occhi relativa alla sua deportazione in manette.

La situazione è dunque gravissima.

Attendiamo con grande ansia la risoluzione di questa ingiusta prigionia.

Chiediamo a chiunque ne abbia il potere, che si accerti delle condizioni di salute di Khaled e che soprattutto eserciti tutte le pressioni necessarie per la sua celere liberazione.

Le scriventi, Francesca Antinucci, moglie Lucia Marchetti, madre

Voci nel Silenzio

Vittoria

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