La Corte Costituzionale nell'Aprile del 2018, con una sentenza storica, afferma che anche i militari devono avere i sindacati come ogni lavoratore della Repubblica Italiana.

La Rappresentanza Militare è un organo amministrativo, che sostituisce, senza averne le caratteristiche nè tecniche, nè giuridiche, quello che è naturalmente previsto dalla nostra Costituzione, ovvero un Sindacato.

Malgrado le evidenti storture giuridiche e l'assoluta inefficacia e inutilità di questo strumento, si continua imperterriti a mantenerlo in vita e costa al Cittadino Italiano ben 4 MIOLINI DI EURO ANNUI per trasferte, gettoni di presenza più i costi indiretti dell'allontanamento dal posto di lavoro, che grava sui colleghi rimasti in caserma. 

Malgrado abbia una scadenza temporale della durata di 4 anni, viene sistematicamente prorogata oltre il limite per decreto, arrivando a far maturare ai delegati COCER cifre che possono raggiungere i 360.000,00 euro per la durata del mandato.

La Rappresentanza militare è gestita gerarchicamente come fosse un reparto di forza armata, tanto è che a capo di essa si insedia un alto Ufficiale.

Centinaia di migliaia di militari italiani giornalmente subiscono condizioni di lavoro pesanti senza una minima tutela e il tasso di suicidi annui tra le mura delle caserme ne è la testimonianza.

Malgrado si siano costituite le sigle sindacali di forza armata e il Consiglio di Stato ne ha sottolineato la natura non sindacale, la Rappresentanza Militare, continua imperterrita, con il bene placido della politica e l'accondiscenza dei vertici militari, a trattare materie di competenza di un libero e autonomo sindacato.