Rivieracqua deve restare una società pubblica

Rivieracqua deve restare una società pubblica

Lanciata
27 luglio 2022
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Perché questa petizione è importante

Nel bel mezzo di un’estate rovente, una delle più calde degli ultimi decenni con una siccità ormai al livello di guardia -proprio perché le disgrazie non giungono mai da sole- è giunta la notizia della preparazione del bando di gara per la vendita a privati del 49% del gestore pubblico provinciale del servizio idrico integrato Rivieracqua. Dopo anni di ostracismo, Rivieracqua non sarebbe più considerata il gigante coi piedi d’argilla, un bidone mal funzionante da cambiare, ma una società da 50 milioni di fatturato annuo. Viviamo il paradosso che nonostante abbia raggiunto la stabilità economica e chiuso il bilancio in attivo, nonché in crescita, i sindaci del Ponente ritengono il socio privato ‘irrinunciabile’, irridendo la scelta democratica della stragrande maggioranza dei cittadini.

Il servizio idrico è un business che fa gola a molti e la sua gestione da parte di privati, che hanno l’obiettivo di massimizzare i profitti, genera gravi problemi sul territorio, come stigmatizzato anche nel seguente passaggio del rapporto dell’ONU sulle privatizzazioni dell’acqua, pubblicato a luglio 2020 e trasmesso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal Segretario Generale in occasione della 75° sessione svolta a ottobre 2020: “I ricavi in eccesso derivanti dalla fornitura di servizi sono quasi interamente distribuiti tra proprietari o azionisti di società private come utili e dividendi. Questa pratica ha un impatto negativo sugli investimenti nella manutenzione e sull’estensione di servizi per le popolazioni non servite o sottoservite, il che può portare a una continua necessità di investimenti pubblici”. Lo sanno bene i cittadini e le cittadine imperiesi e del dianese quali siano i risultati di una gestione attraverso una società con il privato come AMAT dove reti colabrodo e scarsità d’acqua non sono emergenze delle sole ultime settimane. Lo sanno i lavoratori e le lavoratrici del comparto sottoposti a sacrifici extra con prospettive quanto mai incerte. La decisione di affidare il servizio idrico ad una società a totale capitale pubblico, sostenuta dalla straordinaria vittoria referendaria del 2011, non si basava unicamente sull’onda emotiva della visione utopica di 27 milioni di cittadini ma anche e soprattutto sull’effettiva e realistica sostenibilità economica di una gestione interamente pubblica. Considerata la posta in gioco, è tempo che i sindaci della Provincia invertano la sciagurata rotta intrapresa mantenendo Rivieracqua interamente pubblica e impedendo che un settore assolutamente strategico per il territorio venga lasciato agli interessi del privato. Una nuova gestione pubblica del servizio idrico deve avvenire attraverso una società di diritto pubblico, prevedere la partecipazione attiva della cittadinanza e dei lavoratori, garantire il reinvestimento dei ricavi nella manutenzione e nella tutela della risorsa acqua dalla captazione alla depurazione.

La crisi climatica, economica, sociale e sanitaria impongono una radicale inversione di rotta che metta al centro la tutela dei beni comuni, dell’acqua e dell’ambiente e che garantisca a tutte e tutti i diritti fondamentali.

Oggi come ieri, no alle privatizzazioni!

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