Riconoscere il ruolo del SOCIOLOGO nell’Assistenza territoriale

Riconoscere il ruolo del SOCIOLOGO nell’Assistenza territoriale

Lanciata
6 maggio 2022
Firme: 68Prossimo obiettivo: 100
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Lanciata da Rocco Di Santo

La figura professionale del sociologo è prevista negli organici delle Aziende sanitarie ormai da quarant’anni, a partire dalla l.833/1978 istitutiva del SSN. Essa è stata poi riconosciuta con il decreto legge n.73 del 25 maggio 2021 come inquadramento nel ruolo sociosanitario, assieme ad altri profili quali l’assistente sociale e l’operatore sociosanitario, ottenendo anche la certificazione professionale secondo le norme UNI (regolamentate dalla L.4/2013). 

Eppure nel D.M. 71 “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” nella sua ultima stesura del 16 marzo - approvata dal Consiglio dei Ministri il 21 aprile nonostante la mancata intesa in merito al Tavolo Stato-Regioni per non rischiare di perdere i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – il ruolo del sociologo non viene neppure citato, nonostante il contributo fondamentale che le competenze sociologiche possono offrire alla ridefinizione del sistema delle cure e dei servizi socio-sanitari territoriali.

 

Il D.M. 71 costituisce la riforma di settore per la definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale, volta a definire modelli e standard relativi alla base degli interventi previsti dalla Componente 1 della Missione 6 “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” del PNRR: che dovranno essere rispettati in ogni Regione con la vigilanza dell’AGENAS, che presenterà in merito una relazione semestrale. 

 

Il perno del sistema è costituito dal Distretto, al cui interno un ruolo fondamentale è rivestito dalla Casa della Comunità quale punto di accesso primario per i cittadini al SSN, strutturata secondo un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso un’équipe multiprofessionale territoriale; essa “rappresenta il luogo in cui il SSN si coordina e si integra con il sistema dei servizi sociali proponendo un raccordo intrasettoriale dei servizi in termini di percorsi e soluzioni basati sull’integrazione delle diverse dimensioni di intervento e dei diversi ambiti di competenza, con un approccio orizzontale e trasversale ai bisogni tenendo conto anche della dimensione personale dell’assistito” (D.M.71, p.16).

 

Nonostante l’integrazione sociosanitaria e la partecipazione della comunità per la valorizzazione della co-produzione dei servizi al fine di offrire una risposta appropriata ai bisogni di salute della popolazione di riferimento siano considerati come obbligatori tra i servizi previsti da standard nelle Case della Comunità, la figura del sociologo non viene citata tra quelle previste a tali fini, benché si   tratti di aspetti che sono peculiari del lavoro del sociologo in sanità.

La Sociologia della salute e della medicina costituisce ormai un ambito consolidato a livello accademico a livello internazionale, affermatosi anche in Italia a partire dagli ’80 del secolo scorso. Essa si è caratterizzata per un approccio peculiare alla salute e alla malattia, ai servizi e ai sistemi sanitari che trascende l’ottica puramente biomedica ed economicista oggi prevalenti per proporre una visione comprensiva in grado di riconnettere le diverse dimensioni sociostrutturali, fenomenologiche, ecologiche e biopsichiche che sono all’origine di tali fenomeni. 

Essa ha coniugato la tradizione del sapere sociologico applicata a tali ambiti sia con altre discipline delle Scienze sociali come l’Antropologia culturale e la Psicologia, sia con le Scienze naturali e biomediche, costruendo un proficuo dialogo interdisciplinare in grado di aprire nuove prospettive teoriche e di ricerca qualitativa e quantitativa; ma anche una concreta spendibilità in ambiti applicativi dei servizi sociali e sanitari mediante metodologie, tecniche e strumenti di lavoro sul campo.

A livello professionale, il sociologo della salute opera da decenni sia nell’ambito di diversi servizi sociali e sanitari del SSN che in organizzazioni del Terzo settore con competenze relative alla programmazione territoriale, alla valutazione dei bisogni di salute della popolazione, all’analisi delle disuguaglianze sociali di salute, ai sistemi informativi e di valutazione della qualità, alla organizzazione dei servizi, alla costruzione di progetti di salute centrati sulla persona, alla valutazione della qualità percepita ed erogata, al rapporto tra professionista e cittadino-utente/paziente, all’analisi e monitoraggio dei fattori di rischio, alla centralità del cittadino e della sua partecipazione nei processi di governance. Si tratta di competenze che assumono tutte una valenza fondamentale nell’ambito del sistema di cure e di assistenza territoriale, potendo offrire un contributo significativo alla sua ridefinizione e alla costruzione di risposte appropriate ai problemi di salute del singolo e delle comunità. 

Con la presente petizione chiediamo quindi a tutti coloro che detengono responsabilità politiche, amministrative, manageriali e gestionali nell’ambito dell’assistenza territoriale del SSN che tali competenze e tale contributo vengano riconosciuti e valorizzati trovando applicazione nell’ambito dell’implementazione del D.M.71 e dei progetti relativi finanziati con le risorse del PNRR al fine “di potenziare i servizi assistenziali territoriali per perseguire la garanzia dei LEA, riducendo le disuguaglianze, e contestualmente costruendo un modello di erogazione dei servizi condiviso ed omogeneo sul territorio nazionale” (D.M.71, p.4).

 

Associazione Italiana di Sociologia (A.I.S.) - Sezione di Sociologia della Salute e della Medicina 

Società Italiana di Sociologia della salute

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