Basta con le finzioni sui migranti: serve un visto per la ricerca di lavoro

Basta con le finzioni sui migranti: serve un visto per la ricerca di lavoro

Lanciata
23 agosto 2022
Firme: 71Prossimo obiettivo: 100
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Lanciata da Domani Editoriale

Nel 2022 le imprese hanno chiesto 205 mila lavoratori stranieri e il governo ne ha autorizzati all’ingresso 69.700. Non abbiamo più un sistema legale di gestione delle immigrazioni e non è più sopportabile la bugia istituzionale dell’incontro a distanza, perché nessun imprenditore vuol perdere il suo tempo per avere una persona non formata e che non conosce.

Da anni l’immigrazione in Italia è oggetto di una enorme finzione. Con la legge Turco Napolitano si prevede che gli imprenditori assumessero lavoratori residenti all’estero per nominativo (!), ma da diciotto anni la programmazione triennale degli ingressi non esiste più. I flussi stabiliti anno dopo anno con dpcm risultano sempre insufficienti. Così il nostro sistema non aiuta lo sviluppo e nutre una economia parallela, fatta di clandestinità, affitti in nero, evasione e concorrenza sleale sui salari. Si può e si deve cambiare. 

Cosa proponiamo?
Questo sistema è superato e va invece introdotto il visto di ingresso per ricerca di lavoro  e possibilità di sua trasformazione in permesso per lavoro e, in mancanza di lavoro, il rientro volontario nel paese di origine tramite un programma di supporto. Anche sulla scorta dell’esperienza, l’unica che più o meno funziona in Italia, dei lavoratori stagionali.

 Quanto costa?
La struttura amministrativa resterebbe la stessa, non ci sarebbero spese aggiuntive, semmai una semplificazione del sistema. Invece si otterrebbero benefici in termini di emersione del nero - lavoro nero e affitti in nero, in alcuni casi vero e proprio caporalato - maggiori entrate fiscali per lo stato, maggiori contributi Inps, meno concorrenza sleale in termini di salari.


Chiediamo ai cittadini e ai partiti di sostenere la nostra proposta per: 

  • sottrarre chi cerca lavoro in  Italia all'invisibilità e quindi all'illegalità
  • eliminare il problema delle ricorrenti sanatorie e regolarizzazioni che la Pa non sa gestire
  • soddisfare le richieste delle imprese, con garanzie su livelli di salario e contratti
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