Aggiungiamo al nome del nuovo Partito Democratico un richiamo esplicito al “lavoro”.

Aggiungiamo al nome del nuovo Partito Democratico un richiamo esplicito al “lavoro”.

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6 dicembre 2022
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Perché questa petizione è importante

Firma e diffondi la Petizione "DEMOCRAZIA E LAVORO"

Proponiamo di aggiungere al nome del nuovo Partito Democratico un richiamo esplicito al “lavoro”, quale contributo alla discussione costituente e congressuale.

Ci auguriamo possa essere colta trasversalmente dai candidati e dalle candidate, dalla platea che sarà chiamata a discutere la nuova carta dei valori e lo statuto del nuovo PD. Affiancare al concetto di “democrazia” quello del “lavoro” significherebbe determinare cosa gli elettori e le elettrici debbano aspettarsi dalla nostra comunità politica. 

La nostra democrazia si fonda sul lavoro come leva di emancipazione e autonomia della persona. Il lavoro è lo strumento per superare i divari di genere, le discrepanze territoriali e generazionali. I nostri padri e madri costituenti immaginarono questi principi alla vigilia della ricostruzione post bellica e del rilancio industriale dell’Italia. Gli investimenti, il lavoro e la formazione avrebbero permesso di ricucire le distanze e fare uscire il Paese dalla povertà.

Ora come allora, indicare il punto di vista della democrazia e del lavoro come prevalenti, significa molte cose per un partito. Per prima cosa ne determina il posizionamento, chiarisce dove si colloca nelle alleanze internazionali tanto quanto nel rapporto con la cittadinanza. Attualmente, nel Parlamento italiano nessun gruppo politico si richiama esplicitamente ai temi del lavoro, mentre ne avremmo un estremo bisogno. È così, al contrario, per molti partiti socialisti e progressisti europei i quali continuano ad investire, anche nel nome, sulle loro radici e convinzioni.

È ora di riprendere un cammino di partecipazione e innovazione per lo sostenibilità dello sviluppo economico, sociale e ambientale, per recuperare l’astensionismo e il distacco dagli ideali della sinistra. Avere dentro e fuori le istituzioni una cultura politica del lavoro è la migliore garanzia per la promozione di relazioni industriali positive, per l’attrattività degli investimenti, la crescita stessa delle imprese. Una cultura politica del lavoro come base di un'esistenza libera e dignitosa, per tutte e tutti.

Nel mondo in cui viviamo, infatti, il deteriorarsi del modello di sviluppo e un nuovo sistema di relazioni internazionali hanno messo seriamente in discussione la qualità delle nostre vite, la pace, i principi democratici e la concezione stessa del lavoro. 

L’urgenza di essere in prima linea nella lotta alla crisi climatica e la transizione digitale necessita di un forte punto di vista progressista. Dobbiamo essere la forza politica della transizione giusta e equa, che non scarica i suoi costi sulla parte più debole della popolazione, che distribuisce equamente i suoi benefici e ne rende le tempistiche concretamente compatibili con la difesa e la creazione di lavoro buono. 

Quando le aree interne del paese cercano cura e sostegno, quando l’impresa è soffocata da burocrazia e illegalità, il PD nazionale deve farsi sentire. Non lasciamo sole le comunità locali e le persone. Se i divari tra Nord e Sud sono tornati ad allargarsi è anche perché si è preferito rinunciare a condurre un’agenda economica e sociale unitaria, un pensiero industriale complesso e avanzato. 

Essere la forza politica del lavoro nel nuovo millennio significa affrontare la nuova complessità. Il mondo del lavoro è diventato più articolato e meno omogeneo. Lavoratori autonomi e dipendenti, partite iva, piccole e medie imprese, disoccupati, famiglie, migranti e generazioni sono colpiti dalle nuove dinamiche globali. Meno sicuri e più schiacciati, compressi i loro sogni e le loro aspettative.

Va detto con chiarezza che nel nostro paese servono urgentemente più risorse per il lavoro, per aumentare i salari, ridurre il cuneo fiscale, aumentare i servizi di cura e welfare anche per tenere insieme le ragioni della produzione e quelle della riproduzione, ridurre la tassazione, investire maggiormente sulla salute di chi lavora e sulla sicurezza, ridurre la precarietà e potenziare ammortizzatori sociali e tutele previdenziali. Siamo in ritardo in particolare per ciò che riguarda l’occupazione femminile, la più povera, la più precaria e la più ricattabile. Con altrettanta chiarezza dobbiamo dire che la nostra azione è rivolta a creare nuovo lavoro, semplificando, qualificando e velocizzando la pubblica amministrazione, migliorando le infrastrutture, la logistica e l'approvvigionamento energetico, con particolare attenzione alle zone del paese più deboli. Serve un piano specifico per l’occupazione tutta, che risolva la contraddizione del lavoro non pagato, che riconosca il lavoro di cura di tutti e tutte, la fatica della conciliazione e la sfida della condivisione tra uomini e donne che lavorano. 

La destra che ci governa non ha questi temi in agenda e rema nella direzione opposta a causa delle sue discutibili alleanze. Mettere in rete e unire, dalle Alpi alla Sicilia, in Europa e nel mondo, chi crede nel lavoro e nella democrazia dal basso deve essere invece il compito dei democratici e delle democratiche.

Se vogliamo la transizione ecologica, dobbiamo aumentare il numero di occupati nella produzione di beni e servizi ambientali. Se vogliamo ridurre i gap generazionali e di genere, dobbiamo partire dal lavoro. Per regolamentare mercati e sfera digitale, dobbiamo uscire dalla mera azione politica locale. Ecco tre concrete applicazioni di una nuova politica laburista, ecologista,  democratica. Capace di nuovo di mobilitare le persone per il bene comune. 

Ci servono coraggio e idee chiare da cui partire. Noi ne proponiamo una, sperando possa fare discutere dentro e fuori. 

Aggiungiamo al nome del nuovo PD la parola “lavoro”, riscriviamo la carta dei valori in questo senso per affermare chi siamo e dove vogliamo andare. In gioco è la missione del partito non una mera operazione di marketing o nominale. Ci interessa la sostanza, cioè un nuovo protagonismo sociale della politica.

Inauguriamo un tempo nuovo, ci farà bene. Per le persone, per l’Italia e il suo futuro.


PRIMI FIRMATARI

1. Graziano Azzalin - Vicepresidente provincia di Rovigo
2. Maria Rosaria Barbato - Professore Università di Minas Gerais (Brasile) e Presidente del Sindacato Universitari di Belo Horizonte
3. Chiara Bellini - Vicesindaca del comune di Rimini 
4. Enrico Belinelli - Giornalista
5. Brando Benifei - Parlamentare Europeo
6. Filippo Bitetti - Medico
7. Tommaso Bori - Segretario PD Umbria e consigliere regionale
8. Pietro Bufano - Commercialista Ordine di Bologna
9. Massimo Bugani - Assessore Agenda Digitale Comune di Bologna
10. Stefano Caliandro - Professore Università di Bologna e Consigliere Regionale ER 
11. Susanna Camusso - Parlamentare italiana
12. Nicola Caprioli - Rete Bianca
13. Mirna Cecchini - Sindaca di San Clemente
14. Cristina Ceretti - Consigliera Comunale Bologna
15. Caterina Cerroni - Coordinatrice nazionale dei Giovani Democratici
16. Monica Cirinnà 
17. Anna Colombo - Già Segretaria generale Gruppo PSE Parlamento EU
18. Tommaso Cotti - Bancario
19. Anna Crisponi, Consigliera comunale di Art.1 a Sestu, Cagliari
20. Cesare Damiano - Già ministro del Lavoro, Presidente di Lavoro&Welfare
21. Auguro Deluca - Dirigente
22. Michele De Pascale - Sindaco di Ravenna
23. Irene Enriques - Direttrice Generale Zanichelli
24. Emanuele Felice - Professore Università IULM di Milano
25. Michele Fina - Parlamentare italiano
26. Luisa Foligno - Igienista dentale 
27. Andrea Foligno - Ingegnere
28. Daniela Freddi - Responsabile Piano Economia Sociale Città metropolitana di Bologna
29. Paolo Furia - Segretario PD Piemonte 
30. Sandro Gallittu - Responsabile Ufficio Nuovi Diritti CGIL Nazionale
31. Andrea Giorgio - Assessore Ambiente Comune di Firenze
32. Maria Cecilia Guerra - Parlamentare italiana
33. Piero Ignazi - Professore Università di Bologna
34. Simone Jacca - Consulente per il Dipartimento Transizione Digitale
35. Enzo Lavolta - Consulente del lavoro, Torino
36. Simona Lembi - Responsabile Lavoro PD Emilia-Romagna
37. Matteo Lepore - Sindaco di Bologna
38. Pierluigi Lopalco - Professore Università di Pisa
39. Paolo Mancuso - Assessore Ambiente Comune di Napoli
40. Otello Marilli - Segretario Pd Alessandria
41. Davide Marino - Professore Università del Molise
42. Davide Mattiello - Comitato Scientifico Osservatorio Agromafie Coldiretti
43. Alessandra Nardini - Assessora Lavoro Regione Toscana
44. Francesco Pasquini - Psicoterapeuta,  educatore
45. Gianluca Passarelli  - Professore Sapienza Università di Roma
46. Laura Pennacchi - Economista
47. Emma Petitti - Presidente assemblea regione Emilia-Romagna 
48. Elettra Pozzilli - Responsabile Organizzazione Art 1
49. Massimiliano Quintavalle - Delegato CGIL Whirpool Napoli
50. Federico Quadrelli - Presidente PD Germania
51. Mario Ricciardi - Professore Università Statale di Milano
52. Davide Ranalli - Sindaco di Lugo 
53. Carla Rocca - imprenditrice , Colza, Bergamo
54. Domenico Rossi - Consigliere Regionale Piemonte
55. Sandro Ruotolo - Parlamentare italiano
56. Mauro Salizzoni - Chirurgo Consigliere Regione Piemonte
57. Raffaela Salmaso - Insegnante, Assemblea PD Veneto 
58. Michael Santi - Funzionario pubblico
59. Caterina Sarfatti - Manager e attivista sul clima
60. Marco Sarracino - Parlamentare
61. Rachele Scarpa - Parlamentare 
62. Andrea Segrè - Professore Università di Bologna
63. Roberto Speranza - Parlamentare e Segretario di Art 1
64. Carlo Trigilia - Sociologo, Università di Firenze, già Ministro  per la Coesione Territoriale
65. Angelo Turco - Vicepresidente del Consiglio Comunale di Milano
66. Viviana Vacante - Segretaria PD Berlino e Brandeburgo
67. Alessia Vecchi - Commerciante
68. Romano Volta - Imprenditore
69. Fiorella Zangari - Segretaria PD Rimini
70. Carmelo Zichicchi - Ingegnere

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