STOP TARI possiamo pagare solo il 20% per disservizio del Comune di Foggia

STOP TARI possiamo pagare solo il 20% per disservizio del Comune di Foggia

Lanciata
13 novembre 2022
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Lanciata da Giovanni Gliatta

La società AMIU Puglia SpA, a cui il Comune di Foggia ha affidato il servizio di igiene urbana, ha dichiarato sui social network che non è più in grado di garantire lo svolgimento regolare della raccolta perché gli impianti di Manfredonia, deputati al recupero della frazione secca prodotta nello stabilimento di Foggia, non riescono più a smaltire tutti i carichi che arrivano.

Con delibera del Consiglio Comunale n. 157 del 31/03/2014, approvata da maggioranza e opposizione, si è proceduto all’affidamento in house ad AMIU Puglia SpA del servizio di igiene urbana (spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati) per una durata non inferiore ad anni nove.

Le società in house sono società di diritto privato, solitamente costituite sotto forma di società di capitali (SpA), che però lavorano come braccio operativo di un ente pubblico, una sorta di articolazione che agisce nell’interesse dell’ente statale, che le controlla come se fossero proprie.

Il Comune di Foggia è socio al 21,87% della società AMIU Puglia SpA e il servizio è regolato da un contratto provvisorio stipulato a gennaio 2013.

Oggi le scelte politiche sono state affidate alla Commissione straordinaria a causa dello scioglimento per mafia del Comune di Foggia. Se AMIU Puglia SpA non rispetta il contratto con il Comune di Foggia la responsabilità è degli uffici competenti a cui è stato affidato il ruolo di supervisione. Se la raccolta differenziata è al 17,87% con un aumento notevole dei rifiuti indifferenziati (dato 2022, fonte: Osservatorio Regionale dei Rifiuti Puglia) e se Foggia continua ad essere sempre sporca, la responsabilità è sempre del Comune e quindi, della Commissione straordinaria.

Se il Comune di Foggia dovesse continuare a non svolgere regolarmente e correttamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, cosa possono fare i cittadini perché vengano riconosciuti i propri diritti? Soprattutto in virtù di un tributo (TARI) che pagano? In merito alla questione interviene la giurisprudenza. In particolare, i commi 656 e 657 della legge di Stabilità 2014 (147/2013) prevedono che il tributo è dovuto nella misura del 20% in caso di mancato svolgimento del servizio e in misura non superiore al 40% nelle zone in cui non è effettuata la raccolta, da graduare in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta. Sulla questione è intervenuta anche la Corte di Cassazione. Con l’ordinanza 5940 del 23 febbraio 2022 ha stabilito che: “I contribuenti hanno diritto a pagare la Tari in misura ridotta se il servizio non viene svolto regolarmente o non viene svolto affatto. Se l'attività di raccolta non viene effettuata fin dove ha sede l'azienda e la stessa è costretta a richiedere un servizio sostitutivo privato, la tassa non è dovuta integralmente”. La Suprema Corte ha richiamato la disciplina delle riduzioni tariffarie, in particolare la L. 147 n. 2013, art. 1 comma 656, secondo cui: “La TARI è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo alle persone e all’ambiente”. Ai sensi del successivo comma 657 “nelle zone in cui non è effettuata la raccolta, la TARI è dovuta in misura non superiore al 40% della tariffa da determinare, anche in maniera graduale, in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita”. Le stesse riduzioni, precisa la Corte, vanno riconosciute senza la necessità di una specifica e preventiva domanda che contenga l’indicazione delle condizioni per fruirne, incombendo sul contribuente l’onere di dimostrare i presupposti normativi. Il tributo può essere preteso nella misura massima del 40% della tariffa ordinaria. La norma prevede poi che la percentuale di riduzione venga graduata in misura della distanza dal punto di raccolta più vicino, presupponendo quindi che il servizio venga svolto, ma non nella zona ove è allocato il bene oggetto di imposizione, e adeguando la riduzione al peso economico della carenza, parametrato in termini chilometrici. Con l’ordinanza n. 19767/2020, la Cassazione precisa che la ragione del tributo sta nel porre le Amministrazioni nelle condizioni di soddisfare interessi generali della collettività e in caso di omissione del servizio, pagare il tributo in misura ridotta. Quindi, se il Comune di Foggia non riesce a garantire il corretto e regolare servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ai fini del pagamento della tassa, è sempre responsabile, indipendentemente dalle cause che hanno provocato il disservizio. E al cittadino contribuente l'agevolazione spetta per il semplice fatto che il servizio non viene svolto secondo i criteri previsti dalla legge e dal regolamento comunale.

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