PENSIONE - ATTO FINALE
PENSIONE - ATTO FINALE
Perché questa petizione è importante
Amici tutti e colleghi del lungo lavoro, siamo tutti consapevoli dei nostri trascorsi e delle fatiche fin qui sostenute per realizzare i nostri sogni personali, nel tentativo di aiutare noi stessi, la società e le nostre famiglie, affrontando con determinazione, sacrificio e abnegazione i nostri ideali in quella che è, è stata è sarà la nostra vita. Quando ci hanno raccontato l’importanza del nostro contributo per la realizzazione di un mondo più giusto, più equo, più socialmente sostenibile, che si sarebbe generato con la nostra forza lavoro, che dovevamo guardare avanti senza mai soffermarci a pensare, senza mai voltarci indietro, l’ho abbiamo fatto, abbiamo creduto e confidato in questo e a testa bassa ci siamo impegnati, abbiamo pagato con ogni ora del nostro tempo e offerto tutto quanto potevamo sull’altare del dovere, della responsabilità, del contributo e del buon senso.
Ora, cari amici, siamo giunti a un bivio. I nostri governanti da tempo immemore, qualsiasi sia la loro casacca, ci stanno continuando a chiedere la tassa su quanto abbiamo già pagato e le nostre certezze sulle loro buone regole di una comunicazione intrisa di onestà intellettuale, stanno finalmente vacillando. Quello che ci stanno chiedendo da tempo e di avere una fede incrollabile nelle loro sentenze e allo stesso tempo di continuare in silenzio il nostro eterno compito di massa lavoratrice. Noi stessi ci poniamo ancora in dubbio e all’occasione, ci improvvisiamo di volta in volta tuttologi, politologi e infine economisti con la speranza di cercare ancora una volta per la pace della nostra coscienza e della loro, una giustificazione a quella che è divenuta una ingiustizia sociale che si trascina da moltissimi anni.
Arrivati a questo punto, vi chiedo di farvi portavoce nei confronti di queste Istituzioni e di questi Sindacati asserviti che NON SI MOBILITANO e che ci stanno togliendo il diritto indiscutibile al giusto riposo, al rispetto della nostra dignità dopo una vita lavorativa gravosa, chiediamo quello che secondo gli ultimi canoni del buon senso siano le regole da adottare:
· 41 anni di attività lavorativa;
· compimento del 62° anno di età;
· ripristino opzione donna;
· nuovo studio e proposta di anticipo pensionistico per coloro che nella categoria protetta hanno sempre combattuto accanto a noi;
· nuovo studio e proposta di anticipo pensionistico per coloro che compiono il proprio dovere lavorativo e al contempo assolvono il compito di assistere i propri familiari disabili;
· nuovo studio e proposta anticipo pensionistico per le categorie dei lavori usuranti.
Ridateci la DIGNITA’, restituiteci IL NOSTRO TEMPO, concedete questo parimenti ai giovani che devono e vogliono ENTRARE NEL MONDO DEL LAVORO per costruire le loro vite e i propri sogni qui in una ITALIA, Repubblica democratica, fondata sul lavoro la cui sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Che allora siano questi i PALETTI per noi e per le generazioni future, affinché i nostri figli possano avere delle famiglie in un Paese che li ha visti nascere e che non deve vederli fuggire oltre confine. Questa è la giustizia sociale che bisogna volere ad ogni costo.
“Il contadino che semina con il pugno chiuso non otterrà il buon raccolto perché’ i semi, devono essere sparsi con la mano aperta”.
Fra poco l’Italia non avrà più i suoi figli.
Costringiamo dunque i Sindacati a scendere in piazza con noi per ritrovare l’orgoglio che hanno perduto, per riscattare una posizione compromessa e anche se da tempo hanno maturato la convinzione che dopo di noi, nessuno avrà più bisogno di loro, dovranno riparare a quella onestà di missione a cui non si affidano e non credono da molto tempo.
RIEMPIAMO LE PIAZZE E FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE, E’ ORA DI DIRE BASTA!